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Ambra Sabatini a Repubblica: "La mia disabilità è quasi un valore aggiunto"

Gennaio 2022

Saper trasformare un colpo di scena in un punto di forza è la chiave del successo di Ambra Sabatini.

La velocista paralimpica si è raccontata in una nuova intervista su Repubblica.it a cura di Sara Ficocelli.

La vita per chi è amputato sotto il ginocchio è più facile ma io sono fortunata” esordisce l’atleta toscana, prossima ad essere insignita del premio “Diamond of fame” come migliore atleta paralimpica dell’anno.

È un onore per me ricevere questo prestigioso premio, ricco di significato e importanza. Mi riempie di orgoglio e mi dà forza per continuare a lottare e spingermi oltre i miei limiti, conquistando nuovi traguardi sportivi e personali“.

Nata a Livorno ma cresciuta a Porto Ercole, Ambra è uno dei volti migliori dell’Italia di oggi. Una ragazza che amava la corsa e che, dopo l’incidente che l’ha privata di una gamba fin sopra il ginocchio, non ha abbandonato la sua passione.

Prima di me c’è stata Martina Caironi a spianarmi la strada. Ho iniziato con una protesi da cammino e la prima sensazione è stata di scoraggiamento. La sentivo come una parte esterna di me, cercavo di farmela amica: ora siamo molto più affiatate“.

La sua storia può essere in grado di spronare chiunque a dare il proprio massimo e a non arrendersi. Oggi Ambra ha una medaglia d’oro olimpica al collo e tanti nuovi progetti. “In Italia le persone con disabilità hanno un problema legato al nomenclatore della Asl, che offre supporto fino a una certa qualità di ginocchio o di piedi”.

È sua volontà quella di auspicare un cambiamento che permetta a tutti un miglioramento della propria condizione senza troppi sforzi. “Ora la tecnologia è avanzata, ma in pochi possono permettersi una protesi avanzata come la mia“.

Infine, un messaggio convinto e sentito a nome di tutta la comunità paralimpica e disabile: “Vedo la mia disabilità come un pezzo di storia mia, quasi un valore aggiunto. Certe persone provano pena. Non lo fanno con cattiveria, ma vorrei che, guardandoci, sapessero che noi viviamo la vita come loro, a pieno ritmo“.